Benvenuti! Questo blog è la manifestazione concreta del mio bisogno compulsivo di apparire nell'orgia mediatica...

24 ott 2007

Identità guerriere (pt.2 de: La Via della Vulnerabilità)

Nell'ultimo post vaneggiavo a proposito di un misterioso "tritacarne" che distrugge l'uomo. Immagino già l'indignazione e lo sgomento del pubblico, ma non disperate: il problema è che siete ancora dei POVERI PAZZI.
Dunque, si dovrebbe precisare che il tritacarne distrugge l'uomo nella misura in cui lo conduce a problematizzare l'identità non più secondo le categorie etico-estetiche della rappresentazione e dell'autenticità, ma secondo la categoria informatica della capacità di esecuzione. Abbiamo già visto nei post Sub Specie Machina e Grillo, l'informazione... come l'individuo sia un'idea folle nel paradigma contemporaneo; abbiamo visto come sia insensato resistere alla contaminazione in difesa di una presunta identità originaria e autentica. I "persuasori occulti" sono ovunque. Il problema non è ripulire il nucleo della personalità e difenderlo dalle manipolazioni , bensì rendersi vulnerabile alla contaminazione. Queso significa accettare come possibilità le alterazioni indotte dall'esterno e organizzare tale complessità in modo da renderla produttiva, effettuale. La nuova identità, anche se il termine stesso è fuorviante in questo contesto, sarà commisurata alla capacità di agire, cioè alla capacità dell'uomo di trasformarsi in uno strumento operativo. Ciò si concretizza nella possibilità e nella facoltà di azionare qualcosa, nella possibilità di produrre situazioni molteplici e diversificate a partire da un codice di base comune, come accade in un programma informatico.
Questo codice è il nuovo linguaggio di cui si parlava nell'ultimo post; è il linguaggio del "tritacarne": un linguaggio impersonale, anonimo, involontario; un linguaggio i cui messaggi escono dal quadro della competitività e della persuasione per entrare nel quadro dell'interazione formale. In questo quadro il significato dei messaggi non rinvia ad alcun referente personale: ogni messaggio acquista il suo significato inserendosi nella relazione formale con altri messaggi. Quello che io dico non ha senso, proprio perchè io non pretendo di affermare alcunchè. Con l'affermazione si intende porre o contrapporre ad altri un messaggio che in qualche modo rappresenterebbe i miei contenuti mentali o addirittura rifletterebbe la mia identità, il mio modo di essere. In tal modo ogni atto comunicativo è suscettibile di diventare agonistico, e la confutazione della MIA affermazione è leggibile come una negazione del MIO essere, un attacco alla mia persona. Per questo (e per altri motivi che illustrerò altrove) il linguaggio si arma di persuasione, retorica e logica: per difendere la posizione personale di un'identità guerriera. L'opinione che resiste agli attacchi degli avversari, la teoria di successo che resiste alle confutazioni, la "religione vera", l'ideologia perfetta, in sostanza, ogni messaggio che si im-pone in virtù della sua coerenza interna e persuasività è il riflesso di un'identità, singola o politica, che si pretende autosussistente, cioè è espressione di un soggetto che, come la sostanza aristotelica, non necessita di altro per esistere. Non è più così. Il soggetto così inteso è morto da più di cento anni, ma sembra che la sua rappresentazione sussista tutt'ora nella forma delle vecchie modalità comunicative, così come l'opera d'arte si eterna rispetto all'umano autore mortale. Ebbene questo rapporto etico-estetico di significanza deve morire anch'esso.
QUELLO CHE IO DICO ACQUISTA UN SIGNIFICATO SOLO QUANDO IO SMETTO DI DIRLO. Il messaggio si autonomizza e prende vita perchè è suscettibile di acquistare nuovi significati di volta in volta che si inserisce in quella trama di relazioni impersonali da cui trae vita. Questo è il "tritacarne", POVERI PAZZI! Questa è la "via della vulnerabilità",POVERI PAZZI!

Ps: Lasciati andare, lasciati andare!


to be continued...

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